• Sab. Lug 27th, 2024

TERRITORIO: CONSEGNATO AL DIRETTORE MARCO RABINO L’ATTESTATO DI ADESIONE ALL’IDEA RIVIERASCA DELLA PIU’ GRANDE AZIENDA VITIVINICOLA DEL NORD ITALIA

CA’ BOLANI, GRUPPO GIANNI ZONIN WINEYARDS, COMPRENDE LE TENUTE MOLIN DI BOSCO E CA’ VESCOVO SU UN’ESTENSIONE COMPLESSIVA DI 800 ETTARI, 550 A VIGNETO, SU QUATTRO TERRITORIO COMUNALI
Se Virgilio si fosse soffermato a Molin di Ponte (Strassoldo di Cervignano – UD), e non lo possiamo del tutto escludere, potrebbe essersi appostato sulle arcate romane, là dove le acque del Natissa e dell’Aussa si confondono raccogliendo corsi di risultiva, e avere lasciato scorrere il suo pensiero cullato dalla limpidezza cristallina che i due fiumi lasciano tutt’oggi trasparire. E’, quella citata, una pur minuscola parte della vasta tenuta Cà Bolani, che alla metà degli anni ’70 la famiglia Zonin ha acquistato dal Lloyd per farne un’area destinata alla viticoltura di pregio della Riviera Friulana.
Anche in considerazione dei traguardi raggiunti da Cà Bolani, l’Associazione Culturale no profit La Riviera Friulana ha consegnato con vanto l’attestato di adesione dell’azienda all’idea rivierasca. Rappresentò il primo acquisto rurale degli Zonin al di fuori del Veneto. Cà Bolani si trova nel cuore della DOC Friuli Aquileia, consorzio del quale, peraltro, il direttore, Marco Rabino, è il presidente. E rappresenta la più grande azienda vitivinicola del Nord Italia. Vi sono coltivate le varietà di più antica tradizione dell’area, come il Refosco e il Cabernet, bianchi di pregio come il Pinot Bianco, lo Chardonnay, il Traminer; ma anche il Friulano, già, ahimè, Tocai. E il Prosecco, assieme ad altri frizzanti. I vini di Cà Bolani non risentono della vastità dell’azienda, che misura ben 800 ettari, anzi. Negli anni si son perfezionati. La linea seguita da Rabino, di origini piemontesi e con una lunga esperienza in un’azienda siciliana di fama mondiale, e voluta da Zonin Wineyards, è quella di produrre vini gradevoli, dai profumi e dal gusto equilibrato. Valorizzandone le caratteristiche e le carature originali. Questa la piacevole sorpresa che si rinnova a ogni degustazione. E in occasione dei convivi-degustazione che spesso Rabino organizza, dedicando l’accostamento tra i sapori della tradizione friulana, rivierasca, adriatica, ai prodotti vinicoli delle numerose aziende del gruppo Zonin, sparse in Italia, dal Friuli, alla Puglia, dal Piemonte alla Sicilia. Degustazioni a base di fasolari, con gli spumanti Zonin, di funghi e crostacei, con i vini più delicati, di formaggi erborinati, con i vini d’annata. Quest’ultimo appuntamento è in programma per metà novembre. A Cà Bolani si arriva dall’abitato dell’antico borgo castellano di Strassoldo, in Comune di Cervignano. Poi, si imbocca un viale alberato rivolto a Sud Est, che rivela l’estensione dell’azienda, alla quale, in gran parte del Nord Est, non siamo abituati: oltre 3 chilometri di strada bianca contornata da alti cipressi. All’interno, tra questa realtà che si distende sui territori di quattro Comuni contigui, e le altre, site a non molta distanza, in Comune di Terzo d’Aquileia e Aquileia, operano oltre 100 persone e vive una ventina di famiglie. Cà Bolani racchiude però anche una parte della storia del territorio rivierasco e dell’aquileiese. Accanto al ponte romano vi era il borgo Molin di Bosco, raso al suolo negli anni ’60 per lasciare posto all’agricoltura. Un sito suggestivo, del quale, come ci mostra Rabino nel centro visite dell’azienda, rimangono soltanto le foto ingiallite dal tempo. Oltre, fortunatamente, all’ambiente bucolico che abbiamo descritto in apertura. E al ponte di origini romane, spesso scenario ambito di matrimoni e cerimonie. Degli 800 ettari, 550 sono destinati a vigneto. Ed è proprio questa la più importante estensione a vigna del Nord Italia. “La famiglia Zonin ha scelto queste terre – ricorda Rabino – perché vantano caratteristiche simili a quelle di altre zone vitivinicole europee rese famose dai risultati delle loro uve: clima più temperato d’inverno, più fresco d’estate grazie alla breve distanza che separa i monti e le colline dal mare, nei pressi del quale si trovano le nostre vigne”. “I terreni di Cà Bolani – aggiunge Rabino – rientrano nella zona climatica Alpha, nella quale, nel periodo della vendemmia, la temperatura giornaliera è compresa tra i 5 e i 20 gradi, analogamente alle realtà viticole più apprezzate del nostro continente”. “Creiamo – ha avuto modo di commentare il Presidente delle Tenute, Gianni Zonin –  vini che raccontano un territorio, e che ne esprimono l’unicità; che trasmettano ai consumatori caratteristiche, qualità e sfumature che rendano emozionante il gesto di aprire una bottiglia”. Bianchi secchi, eleganti, profumati, dal Pinot Bianco, al Pinot Grigio, allo Chardonnay, al Muller Thurgau, al Sauvignon, ai Sauvignon. Il Sauvignon Aquilis viene realizzato così: uve raccolte a mano in cassette nelle prime ore del mattino e scelta dei grappoli migliori; leggera pressature delle uve intere, fermentazione separata dei due cloni a temperatura controllata; maturazione sui lieviti per 8 mesi; successivo assemblaggio alla francese, curato dal professor Denis Dubourdieu. C’è poi il  Sauvignon altrettanto pregiato Tamanis. Sempre nei bianchi, nella linea Cà Bolani ci sono il Friulano, e il Traminer, che nelle terre aquileiesi vanta una antichissima tradizione di pregio elevato. Ecco i rossi: Alturio, morbido Refosco vitigno autoctono rivierasco; Cabernet Franc; Merlot; Refosco dal peduncolo Rosso. I frizzanti: Chardonnay e Muller Thurgau. E gli spumanti: Prosecco DOC e Prosecco DOC Spumante Brut. La ricetta del successo nel mondo dei vini Cà Bolani la spiega Rabino, al quale l’Assoenologi FVG, l’Unione Cuochi FVG e l’ARGA FVG, la stampa agricola e agroalimentare, la scorsa estate hanno consegnato alla Terrazza a mare, a Lignano Sabbiadoro (UD) il Premio Carati d’autore, nella settima edizione della manifestazione: – “Credo fermamente – sostiene Rabino – che il buon vino si faccia in vigna, partendo dalla qualità del vitigno e dalle potenzialità del territorio; un buon enologo, se ha a disposizione un’ottima uva, deve essere capace di ottenere un ottimo vino”.
Carlo Morandini